La critica
Guardando l’opera di Danilo Aroldi si ha la percezione di trovarsi di fronte a un artista singolare e a un corpus di opere che testimoniano un’esplorazione profonda nelle tematiche dell’espressività figurativa del dopoguerra. Una ricerca sviluppatasi lungo un percorso immediatamente individuabile, quello che da Corrente conduce, attraverso le esperienze dell’Informale e del Realismo Esistenziale, alle tendenze neoespressioniste degli anni Ottanta.
Aroldi, che poco avvertiva il senso di appartenenza, si discostò sempre in modo personale da questo possibile asse di riferimento, approfondendo certe peculiarità linguistiche e certe piccole ossessioni: il bianco purissimo e ricco di materia, le mani secche e nodose dei personaggi ritratti, i loro visi intarsiati e arabescati di rosso.
Sara Fontana©